lunedì 28 dicembre 2015

Tecniche di distrazione di massa

La tecnica di Ugo, meglio conosciuto come Grissino, è oramai chiara a tutti nella Soccer Kids: pur di distrarre l’attenzione da suo figlio che non è un fenomeno, trascorre il tempo a fare casino e a provocare tensioni a destra e a manca prendendo di mira con battutacce una dopo l’altro i genitori e gli altri ragazzi della squadra. La scorsa settimana, per esempio, ha afferrato per un braccio il papà del portiere e gli ha detto con il suo fastidioso vocione che si sente a chilometri di distanza: “Tuo figlio non mi è piaciuto. Non ha giocato bene. Mettilo a posto. Si è cagato sotto. Si è fatto prendere dalla paura ed è stato incapace di parare per tutta la partita. Gli devi fare un bel discorsetto, altrimenti inizieremo a perdere tutte le partite”. 
L’altro genitore, che è anche un po’ timido e balbuziente, era in evidente difficoltà e incapace di accennare un minimo di reazione. Ugo allora ha rincarato la dose continuando a mortificarlo per tanto tempo intervallando le sue battutacce con risate ed energiche pacche sulle spalle a qualche stupido sodale. 
Nessuno è intervenuto. Alla fine, mi sono preso di coraggio, come quando ai tempi della scuola si affrontava il bulletto di turno, e gli ho detto: “La smetti. Andrea ha giocato benissimo ed ha anche fatto delle parate eccezionali. Se riesci a essere obiettivo, devi ammettere che se esiste qualche problema bisogna guardare più avanti della porta. Nelle ultime partite spesso uno o più avversari si sono ritrovati con troppa facilità da soli davanti al portiere. Evitiamo poi i commenti contro i ragazzi, che non fanno bene a nessuno. Anzi sosteniamoli quando sono in difficoltà”. Non lo avessi mai detto. Indirettamente ho spostato l’attenzione su suo figlio (che secondo lui nella peggiore delle ipotesi diventerà il più grande giocatore della nazionale). Il richiamo a Ugo mi è costato settimane di rottura di scatole, battutacce volgari e attacchi gratuiti contro mio figlio, la mia persona e perfino la mia famiglia. (Continua)

lunedì 21 dicembre 2015

Ugo Grissino e il Natale

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Cari amici di seduta, oggi vi voglio parlare del Natale. Si racconta che in questo periodo dell’anno bisogna essere particolarmente buoni e felici. Non è più così da un pezzo. Molta gente per mille ragioni non regge la patinata atmosfera natalizia, è arrabbiata e spesso anche con la bava alla bocca. Ringhia e ridurrebbe volentieri a brandelli il prossimo anziché abbraccialo con affetto. Anche i campi di calcio del settore giovanile non sono immuni da questa tendenza, anzi la cattiveria natalizia emerge con forza tra alcuni genitori che, perfino nelle ultime partite prima della pausa natalizia, riescono a dare il meglio del loro peggio.  Uno che ha perso completamente la trebisonda è Ugo, un uomo magrissimo e alto quasi due metri. Una sorta di grissino gigante tanto antipatico e inarrestabile che in questo periodo più del solito sciorina ad alta voce tutta una serie di giudizi negativi e cattivissimi contro i compagni di squadra del figlio, le scelte del mister, gli altri genitori. Lo conosciamo come un tipo spontaneo ma puntualmente a Natale esagera e diventa più aggressivo, volgare e seminatore di zizzania. Se fosse un cane rabbioso andrebbe soppresso, ma essendo almeno all'apparenza un essere vivente di forma umanoide la lobotomia potrebbe essere una valida alternativa. (continua)

lunedì 14 dicembre 2015

Quando sale il magone

Degli anni già trascorsi nel mondo del calcio giovanile ho già archiviato tanti ricordi. Quasi sempre le situazioni belle superano di gran lunga le spiacevoli. I momenti di aggregazione per seguire le trasferte della squadra sono stati di certo le migliori, soprattutto quando si è trattato di tornei di più giorni disputati in altre regioni italiane. Ragazzi e genitori insieme come una grande famiglia e con l’atmosfera rilassante che ricorda tanto le gite fuoriporta in gruppo. Noi genitori tossici del pallone ogni tanto ci ritroviamo a sfogliare le foto delle stagioni passate e nel vedere come sono cresciuti i nostri ragazzi e i volti di vecchi amici di campo ci sale il magone. Ma la palla continua a girare e bisogna andare avanti settimana dopo settimana, almeno fino a quando i pargoli avranno voglia di praticare questo sport. È tutto per questa seduta.

mercoledì 2 dicembre 2015

Questa è la maglia che ho sempre sognato

Luca gioca a fare il duro ma forse si lega troppo ai colori della squadra e ai suoi compagni. Ci tiene veramente. Non so dirvi se è un bene o se è un male. Quando lo scorso anno un suo compagno di squadra con cui ha giocato per 4 anni di fila ha lasciato la squadra per seguire la famiglia all'estero, mi ha fatto tanta tenerezza. Durante i saluti alla festa organizzata per l’occasione si è comportato normalmente, sorridendo e scherzando con tutti. Non appena siamo entrati in macchina per andare via, ha tirato in alto il colletto della giacca per nascondere le lacrime. È fatto così. Deve ancora abituarsi all'idea che da una stagione all'altra possono cambiare squadra e società, può cambiare veramente tutto. Ogni anno c’è chi resta e c’è chi parte, bisogna farsene una ragione. Altri suoi compagni che nel tempo sono andati altrove non hanno tradito alcuna emozione. Forse è meglio così. In fondo pensando alla Serie A, quanti sono i giocatori professionisti che ogni anno cambiano la squadra e all'inizio della stagione dichiarano spudoratamente sempre la stessa cosa: “Questa è la maglia che ho sempre sognato indossare”. (Continua)