martedì 25 luglio 2017

Compiti estivi per il calcio

L’estate prosegue e Luca con i suoi amici si gode il periodo. Iniziano le prime uscite di gruppo, le ragazzine ed i grandi amori di paglia. 
E il Dio del Pallone? Continua a far sentire la sua influenza, dai media attraverso il calciomercato e i grandi colpi estivi delle squadre di Serie A, ovunque in spiaggia o nei mille campi con partite e tornei organizzati per ingannare il tempo. 
Luca non molla. Ogni mattina quando si alza, deve fare una serie di esercizi estivi lasciati come compito dal mister, per iniziare la stagione in perfetta forma fisica. 
Sente ancora forte il richiamo del pallone e alla prima occasione eccolo scendere in campo da qualche parte. Ogni tanto lo guardo e mi vengono in mente i primi anni da baby calciatore, quando era un tappo con le scarpette che rincorreva un pallone più grande di lui. Adesso è più alto di me e continua a crescere ma resterò per sempre il suo papà nel pallone. (Continua)

mercoledì 19 luglio 2017

Non abbandonare tuo figlio

Cari amici di terapia, sono un papà di un ragazzo che gioca a calcio. L’estate come sempre rallenta tutto e si coglie qualsiasi occasione, dall'evento pubblico a quello privato, per ritrovarsi con la famiglia o gli amici e trascorrere dei sani momenti di relax in città o nei luoghi di villeggiatura per i più fortunati. 
La scuola è chiusa. La stagione calcistica è finita e sono state già avviate in massa le iscrizioni alla nuova 2017 - 2018. I Soccer Kids sono pronti a debuttare come Giovanissimi, la rosa ha inevitabilmente subito qualche modifica. Tutto cambierà in campo e fuori. Questo è il momento in cui molti genitori iniziano ad allontanarsi, a non seguire più come prima i pargoli aspiranti campioni.  È sbagliato. Quando non c’era bisogno di loro sono stati presenti in maniera ossessiva, comportandosi da esasperati e a volte pericolosi papà nel pallone. I ragazzi sono entrati nell'adolescenza e mai come adesso hanno bisogno di avere vicino i genitori, nella vita, a scuola e anche nello sport. 
Tutto ovviamente con il dovuto equilibrio. Queste sono generazioni digitali, bombardanti da mille stimoli, fisicamente giganti ma sempre ragazzini di 13 anni, che ogni giorno si trasformano, dalla voce al corpo. In mezzo alla tempesta ormonale è un attimo perdersi, fare scelte sbagliate. (continua)

mercoledì 12 luglio 2017

È tempo di telefonate sgradite

Non si può capire. Tra le telefonate ricevute in questo periodo di “mercato delle vacche” dalle società che cercano di strapparsi a vicenda i giocatori migliori, c’è quella di Massimo. È un mister di cui ho un bruttissimo ricordo e con cui avevo litigato di brutto qualche anno fa. 
Non avrei mai pensato che avesse trovato il coraggio di chiamarmi. È interessato di nuovo a mio figlio. Aveva già tentato in passato, ma senza successo. Non ho mai avuto una buona considerazione del personaggio e della società calcistica che rappresenta. È una realtà che porta all'estremo le competizioni, spreme i ragazzini come limoni già dai sette anni, esaspera gli animi dei genitori che, in ogni partita, sono sempre riconoscibili perché imprecano di continuo e cercano qualsiasi pretesto per litigare e arrivare alle mani con i “nemici” delle squadre avversarie. 
Nonostante questo, avendo un accordo con due importanti professionistiche, continua a macinare iscritti e a “piazzare” qualche ragazzo talentuoso in cambio di soldini
Di ogni annata ha minimo quattro squadre. Questo tizio ogni tanto ci prova, vuole mio figlio ma come sempre il tono della telefonata si fa teso e passando dalle buone alle cattive lo mando a quel paese. Cari amici di terapia vi saluto, alla prossima seduta.

mercoledì 5 luglio 2017

I figli degli amici degli amici

L’altro giorno ho parlato con Aldo, il papà di un ragazzino che ha la stessa età di mio figlio e che come lui da anni condivide la passione del calcio. L’ho trovato davvero molto esasperato. Mi ha tenuto più di un’ora al telefono per raccontarmi quanto è stata brutta la stagione sportiva per colpa di un mister poco professionale e amico degli amici. In sostanza in un anno ha fatto giocare di più i figli degli imprenditori che hanno fatto da sponsor alla società e quelli degli amici con cui è entrato in confidenza trascorrendo con loro serate nei pub del territorio a mangiare e bere fiumi di birra (ovviamente a sbafo). 
Un rapporto sbagliato che ha avuto tutta una serie di effetti collaterali, per esempio gli amici degli amici sono arrivati a decidere la formazione di ogni partita, chi lasciare sempre in panchina e indipendentemente dalle condizioni fisiche, dal comportamento e dal talento. 
Eppure il figlio di Aldo, gioca in una delle società più blasonate del milanese, che fino a qualche hanno selezionava e premiava solo in base ai risultati. Le cose cambiano e oggi basta qualche contributo economico e un bicchiere di birra per vedere il figlio giocare ininterrottamente, perfino quando ha una gamba spezzata o corre controcampo verso la propria porta. Il problema è che il figlio di Aldo, che adesso ha 13 anni, non si può "fregarlo" con qualche storiella per sdrammatizzare. Capisce tutto e dopo una stagione in cui è stato discriminato, lasciato ai margini per favorire gli amici degli amici, ha iniziato a perdere l’amore per il pallone. L’augurio di suo padre è di convincerlo a continuare in un'altra società e a trovare nuovi stimoli. Speriamo bene. (Continua)